Rapidi appunti sulla storia del Santuario e dell’annesso Convento dei cappuccini
Riportiamo alcune note essenziali sulla storia del santuario dedicato a San Giuseppe Sposo di Maria per inquadrarlo storicamente e meglio comprenderlo in occasione di una visita. Dopo essersi resi conto del collocamento storico del santuario è interessante affiancare la lettura delle tavole dell’Archietto Filippo Antolini presentate alla mostra su San Giuseppe del 2021 organizzata da fr.Romano parroco di San Giuseppe. [ndr]
Il Santuario dedicato a San Giuseppe, situato proprio ai piedi dei primi rilievi collinari, fuori Porta Saragozza, vanta origini e radici medioevali.
Il luogo fu abitato dai monaci cluniacensi e, in momenti successivi, dalle suore agostiniane e domenicane. Ricordiamo la presenza in questo luogo, nel sec. XIV, della beata Imelda Lambertini.
Le suore domenicane furono poi sostituite nel 1566 dai Servi di Maria costretti a scambiare la loro residenza di città con quella delle suore fuori dalle mura cittadine. In quell’occasione i Servi di Maria portarono con sé il titolo della loro chiesa urbana, dedicata a San Giuseppe, e da allora questo convento e la chiesa ebbero il titolo di San Giuseppe, sposo di Maria.
A seguito delle soppressioni napoleoniche degli ordini religiosi (1810), ai Servi di Maria (già soppressi nel 1797) seguirono, nel 1818, i frati cappuccini che poterono acquistare convento e chiesa, dopo essere stati costretti a lasciare il loro convento di Monte Calvario (ora Villa Revedin).
La vecchia chiesa bisognosa di restauri, negli anni 1840-1844, sotto la direzione dell’architetto Filippo Antolini, fu completamente modificata prendendo la forma attuale.
I Cappuccini, di nuovo soppressi nel 1866 dal Regno d’Italia, videro il loro convento confiscato dall’esercito, che usò la chiesa come ricovero per i cavalli.
Riacquistato l’immobile, il prato antistante fu trasformato nel 1926 in giardino pubblico, con una colonna con San Francesco al centro, a ricordo del VII centenario della sua morte, e la chiesa, il 18 febbraio 1943, fu elevata a santuario.
Nell’ottobre 1944 parte del convento fu distrutto dai bombardamenti alleati, e dopo la sua ricostruzione, il 15 agosto 1959 vi fu eretta la parrocchia urbana di San Giuseppe.
Il Santuario è ricco di opere d’arte:
La ricchezza delle opere d’arte contenute nel santuario rende inscindibile il legame tra la Storia del Santuario San Giuseppe Sposo di Maria e sue opere d’arte. [ndr]
la pala centrale dell’altare maggiore, raffigurante lo Sposalizio di Maria e di Giuseppe, di Adeodato Malatesta;
le pale dei transetti: La fuga in Egitto (A. Malatesta)
e Il ritrovamento di Gesù nel tempio (P. M. Deschwanden);
le tele degli altari laterali: Madonna con San Felice (C. E. Liverati); Santa Veronica Giuliani (A. Guardassoni); San Francesco (A.Guardassoni); Martirio di san Fedele (A. Muzzi);
la terracotta policroma della Pietà di A. G. Piò;
le 20 statue, all’interno della chiesa, rappresentanti gli apostoli, i patriarchi e santi cappuccini di autori diversi (M. Putti; B. Bernardi; C. Berozzi; V. Testoni);
le due statue della facciata: San Giuseppe e San Francesco, entrambe di M. Putti.
Vi è pure un piccolo ma vivace affresco, della scuola dei Carracci, raffigurante la Sacra Famiglia (detta anche popolarmente la Madonna della Misericordia).
Altre importanti tele si trovano nel coro dietro il presbiterio.
Non dimentichiamo la riprogettazione del presbiterio (1968) con le decorazioni in bronzo di Marco Marchesini dell’altare, dell’ambone e del leggio della sede.
Arricchisce il Santuario anche un organo a canne (da riattivare).