Galleria di opere d’arte in San Giuseppe sposo
San Giuseppe sposo a Bologna non è solamente un convento, una parrocchia, un luogo di incontro, ma è anche una galleria d’arte o un museo dove importantissime opere accompagnano i fedeli alla preghiera ed alla meditazione.
In questa sezione del sito ci proponiamo di pubblicare le immagini delle opere d’arte che è importante conoscere per visitare la chiesa con una breve introduzione all’artista per meglio contestualizzare l’opera ed una indicazione di dove trovarla all’interno del convento.
Autori anonimi
Carracci la scuola
Deschwanden Paul Melchior
Guardassoni Alessandro
Malatesta Adeodato
Autore anonimo
San Giuseppe e la rosa
Bellissima copia del quadro “San Giuseppe e la rosa” del Guercino, è possibile ammirarlo nelle aree riservate del Convento di San Giuseppe sposo a Bologna previo appuntamento con il guardiano.
Il quadro originale è conservato presso la National Gallery of Ireland e potete vederlo direttamente dalle pagine della galleria cliccando sul simbolo di link a seguire .
Malatesta, Adeodato
Adeodato Malatesta (1806-1891), pittore modenese la cui peculiarità è sintetizzare tradizione pittorica italiana, il romanticismo ed il realismo che sono le basi del futuro impressionismo che era alle porte. Il suo messaggio viene raccolto da artisti bolognesi quali Alessandro Guardassoni (artista che descriveremo a seguire) che lo raggiungeranno a Modena, non senza polemiche e dispetto all’interno dell’Accademia di Bologna.
Sposalizio della Vergine
Ad Adeodato Malatesta, direttore dell’Accademia di Modena, fu commissionato dai frati cappuccini, per la nuova chiesa in costruzione fuori porta Saragozza, lo Sposalizio della Vergine (1844) da posizionare dietro l’altare maggiore.
Un aiuto per trovare l’opera nella galleria d’arte, quale è il Santuario di San Giuseppe Sposo, ci viene dall’immagine a lato (o che segue nei dispositivi mobili) ricavata da una pianta dell’architetto Filippo Antolini con riportata la posizione dell’opera che se pur collocata dietro l’altare maggiore è possibile ammirarla sin dall’ingresso principale al santuario.
Fuga in Egitto
Sempre di Adeodato Malatesta (1806-1891) la pala nel transetto sinistro “Fuga in Egitto” (cliccando sull’immagine a lato è possibile vedere il quadro in alta definizione).
Opera di grande bellezza e valore e riportata nel catalogo dei beni culturali
Deschwanden, Melchior Paul von
Ritrovamento di Gesù nel tempio
Melchior Paul von Deschwanden (1811-1881) è stato un pittore, dedito all’arte sacra, svizzero nato a Stans nel 1811.
Dopo i primi cicli di studi in Svizzera, proseguì in Germania a Monaco alla Academy of Fine Arts a seguito dei quali prese la decisione di dedicarsi all’arte sacra.
Produsse più di 2000 opere nella sua carriera di pittore.
A Deschwanden P. M. viene affidata la realizzazione della pala del transetto destro, della sacrestia, “Ritrovamento di Gesù nel tempio” per la nuova chiesa di San Giuseppe a Bologna.
Guardassoni Alessandro
Alessandro Guardassoni (Bologna 1819-1888) è autore di dipinti e affreschi nelle più belle chiese di Bologna (San Bartolomeo, San Martino, San Gregorio, San Salvatore, Santissima Trinità, Santuario Madonna di San Luca, San Giuseppe).
Pittore bolognese molto amato ed a lui nel 2019 cui viene dedicata la mostra “Un pittore bolognese tra romanticismo e devozione”.
Guardassoni fu pittore, studioso ed artista di avanguardia che ha cercato di approfondire ed applicare i concetti della visione binoculare (o stereoscopica) alla pittura. [4]
San Francesco che riceve le stimmate
Anche questa opera per la sua bellezza e importanza viene riportata:
Il terzo altare a sinistra per il santuario di San Giuseppe sposo è importante ed amato dai fedeli di San Giuseppe, per la presenza dell’opera di “San Francesco che riceve le stimmate” e per la presenza nel periodo natalizio del secondo presepe del santuario realizzato in una nicchia all’interno dell’altare stesso.
Sposalizio mistico di Santa Veronica Giuliani
Una seconda opera di Alessandro Guardassoni nel primo altare a destra:
Scuola Carracci
Nel 1590 sorge a Bologna l’« Accademia degli Incamminati » fondata da una famiglia di artisti: i Carracci.
Era questa una scuola di pittori che intendeva salvare l’arte dalla rapida corruzione volgendosi con amoroso studio ai grandi maestri del passato.
La plastica di Michelangelo, il colore e le ombre dei grandi Veneti del Cinquecento, la perfetta euritmia classica, il disegno e la composizione di Raffaello, le malie chiaroscurali di Leonardo e del Correggio fornivano a questi maestri altrettanti principi d’arte: fondere questi principi onde poter estrarre il buono da tutti, tale era l’intento della scuola. [2]
Il capostipite della famiglia dei Carracci fu Agostino (1557-1602) che riassunse la formula dell’eclettismo in un famoso sonetto che riportiamo:
Chi farsi un buon pittor cerca e desia,
il disegno di Roma abbia alla mano,
la mossa coll’ombrar veneziano,
e il degno colorir di Lombardia.
Di Michel’Angiol la terribil via,
il vero natural di Tiziano,
del Correggio lo stil puro e sovrano
e di Rafael la giusta simmetria;
del Tibaldi il decoro e il fondamento,
del dotto Primaticcio l’inventare,
e un po’ di grazia del Parmigianino.
… [2]
Di Agostino Carracci ricordiamo la celebre Comunione di san Gerolamo, questa grande opera fu commissionato ad Agostino Carracci intorno al 1591 per l’altare del transetto della chiesa della Certosa di Bologna. Nel dipinto Agostino Carracci mette a frutto il suo talento di disegnatore e incisore, unendolo con il gusto per il colore influenzato dalla pittura veneziana e con la sua abilità nel raffigurare tutte le emozioni dei volti. Le figure si affollano, in una composizione complessa, dentro una chiesa che si apre su un ampio paesaggio illuminato dalla luce di un tramonto. [3]
AI cugino Ludovico (1555-1619) spetta il merito della fondazione dell’Accademia degli Incamminati. Dipinse quadri religiosi di bella serenità e di compassata veemenza, esprimendovi il suo amore per le morbidezze coloristiche del Correggio e per l’aura gentile e bionda dei Veneziani. [2]
Di Ludovico Carracci ricondiamo la Madonna degli Scalzi. L’opera fu realizzata attorno al 1590 per la cappella Bentivoglio nella chiesa di Santa Maria degli Alemanni, nota anche come Santa Maria degli Scalzi.
La Madonna si staglia al centro della composizione appoggiandosi su una mezza luna, tiene in mano il suo Bambino ed è accompagnata dai Santi Girolami in basso e Francesco a destra, che tiene delicatamente il Bambino per mano. Dietro, uno stuolo di angeli che suonano e cantano confondesi con le nuvole e con la luce divina, come apparizioni soprannaturali.
In quest’opera Ludovico Carracci dimostra di sperimentare nuove vie nella sua arte e di accostarsi alla poetica dei pittori veneti, in particolare del Tintoretto, a cui rimandano i giochi di luce e le figure degli angeli. Lo schema compositiva invece rimanda a Raffaello. [3]
Primeggia su tutti Annibale (1560-1609), fratello di Agostino che fu il più dotato, il più personale, il più vivace dei tre e bene lo inquadriamo grazie alla pinacoteca di Bologna con l’Assunzione della Vergine.
Sincera e fresca è una sua vena di classicità, che esprime la Bibbia e la mitologia con una tipica grazia illustrativa che ricorda il Raffaello delle Logge Vaticano.
Annibale è l’inventore del paesaggio storico, che non è più uno sfondo o un riempitivo, ma sta a sé, sebbene egli vi introduce qualche favola o storia, mimata da piccoli personaggi (Galleria Doria a Roma). Infine Annibale è un grande decoratore. Già aveva lavorato in collaborazione coi fratelli a dipingere le sale dei palazzi Fava e Magnani in Bologna. Il suo capolavoro lo compì decorando, per il cardinale Odoardo Farnese, la sala grande del Palazzo Farnese di Roma, con soggetti tolti da Ovidio e Teocrito. Descrivere quel complesso é dar fondo alla mitologia e al vocabolario della pittura ornamentale. Finte architetture grandiose dal rilievo vivente; riquadri o lunette in cui la favola si snoda in rabeschi di figure grecamente ridenti e romanamente gagliarde; e ovunque putti e atleti, giganti petrigni e cherubini, maschere, ghirlande di frutti e medaglioni color del bronzo. E nel bel mezzo, tra i due vividi fregi del Trionfo di Galatea e d’Aurora e Cefalo, lo stupendo Baccanale, coi suoi nudi ubertosi, con le sue carni di neve o di bronzo, con la sua agitazione dionisiaca di sileni, di ninfe, di putti, di capri e di tigri. La colossale decorazione della Galleria di Palazzo Farnese, che costò otto anni di lavoro (1596-1604) fu pagata ad Annibale Carracci cinquecento scudi d’oro. L’artista si avvilì molto per l’affronto e cadde in melanconia. Visse gli ultimi anni tormentato dalla gotta e morì povero. [2]
Madonna della Misericordia
Guardando al Santuario di San Giuseppe come ad una galleria d’arte, l’opera più conosciuta ed amata è un piccolo, ma vivace affresco del sec. XVI, della scuola dei Carracci di Bologna, raffigurante la Sacra Famiglia, affresco detto popolarmente la Madonna della Misericordia. [1]
Un aiuto per trovare l’affresco nella galleria d’arte, quale è il santuario di San Giuseppe sposo a Bologna, ci viene dall’immagine a lato (o che segue nei dispositivi mobili) con riportata la posizione della cappella laterale in cui potete ammirare l’opera. Nel mese di maggio, mese dedicato a Maria, per meglio cogliere la bellezza dell’affresco viene esposta a lato dell’altare principale la stampa di una foto ad alta definizione realizzata dal fr. Ivano Puccetti, rettore del nostro Santuario.
Sitografia e bibliografia
[1] Alessandro Albertazzi – Camminiamo insieme da mezzo secolo – p65
[2] Mottini – Storia dell’arte Italiana – p224
[3] NC
[4] Storia e Memoria di Bologna – Alessandro Guardassoni.